Fare domande è una buona contromanipolazione. Senza aggredire e possibilmente sorridendo, si può chiedere al manipolatore “perché me lo stai dicendo?” oppure “ma esattamente cosa vuoi dirmi?”. Spesso non si fanno domande schiette e semplici per non sembrare stupidi, o per non sembrare provocatori. Ma “per non sembrare” questo e quello, ci si inguaia anche peggio.
Con un manipolatore non ci si può rilassare e non gli vanno rese le cose facili, è sufficiente che percepisca che siamo attenti (che per loro vuol dire difficili). Quindi fare domande, obiettare, magari utilizzando un’aria da finti tonti che non offende nessuno e che non ci rende accusabili di nulla.
Spesso mi accade di ottenere reazioni di rabbia, insofferenza e intolleranza al mio porre domande e lì mi accorgo della “pasta” dell”interlocutore: se non si impegna a spiegare, voleva qualcosa da me e non la sta ottenendo. A volte mi capita (troppo comico) che mentre ascolto una risposta nervosa o aggressiva alla mia domanda, mi venga chiesto “Perché mi guardi così?” e li non c’è molto altro da aggiungere…
Spesso i manipolatori si qualificano da soli, ma bisogna metterli un po in difficoltà, appunto contromanipolando quando sentiamo che qualcosa stona.
Fate domande quindi, non tenetevi i “Perché?” fra i denti, perché un manipolatore conta moltissimo sull’educazione altrui! E voi avete smesso già da tempo di far stare comodi gli altri, giusto?
Melania Emma